Diversi studi scientifici hanno dimostrato l’importanza di effettuare diverse pause all’interno di giornate, caratterizzate da ore intense di studio o di lavoro, proporzionate al tipo di attività svolta.
Esse sono fondamentali, al fine di garantire una migliore prestazione e per assicurare dei risultati ottimali. Concedersi una pausa di fronte a un caffè di un distributore automatico può giovare molto. Infatti, l’esito finale del proprio impegno, non dipende dal tempo complessivo trascorso a svolgere quel determinato compito, perché il cervello, dopo un certo tempo si spegne automaticamente ed indipendentemente dalla volontà. Esso sente il bisogno di staccare per un certo tempo, non eccessivamente lungo, per poi riprendere in seguito.
Quindi, anche intere giornate, senza sosta, trascorse a svolgere un certo impiego, potrebbero rivelarsi inutili, perché non porterebbero al successo sperato. Gli esperti, hanno fornito dei dati ben precisi, affermando che ogni 45 minuti, dovrebbe essere fatta una pausa della durata variabile, da cinque a quindici minuti, per poi riprendere ciò che si stava facendo, più carichi di prima.
Chiaramente, tutto questo non sempre è fattibile. Non tanto, se ci si trova a casa propria a studiare in completa autonomia, ma quanto, piuttosto negli ambienti di lavoro. Un breve tempo di riposo, in realtà, secondo la legge, è un diritto che deve obbligatoriamente essere concesso ad ogni lavoratore. Anche se, deve avvenire, rispettando delle regole ben precise.

Significato della pausa caffè
Il momento del caffè, rappresenta, da sempre, un’occasione di scambio e condivisione, in molti contesti. Può fungere da scusa per rivedere un vecchio amico o per rompere il ghiaccio alla prima uscita con un conoscente. Per ciò che riguarda l’ambiente lavorativo, il discorso è ben diverso.
La pausa caffè è il momento che ogni lavoratore aspetta impazientemente, per concedersi qualche minuto di sosta e di relax. Esso cela anche altri significati, che sono presenti sin dai tempi antichi. Infatti, oltre ad essere utile al cervello, per riprendere le forze psico fisiche, com’è stato già dimostrato scientificamente, può essere inteso anche come un’occasione di socializzazione tra i colleghi, al fine di conoscersi meglio, con lo scopo di rafforzare l’intesa e la collaborazione del team.
Ecco però, che, non appena arriva il momento tanto atteso, sorgono tante domande, su come questa tregua, debba essere organizzata e strutturata, per paura di trasgredire, anche inavvertitamente, le regole.


Tutti i lavoratori hanno diritto alla pausa caffè?
Assolutamente si.
Spesso sono nati diverbi tra i dirigenti e i datori di lavoro, in merito a questo argomento. Infatti, la pausa caffè veniva considerata come una perdita di tempo o come una scusa per non fare nulla. Tutto questo accadeva fino a quando non è stato stabilito dalle legge, come momento essenziale, inserito all’interno di una giornata lavorativa di almeno sei ore. È la legge numero 66 del 2003 a sancire questo diritto, per tutelare tutte le categoria dei lavoratori.
Dunque, non si tratta di una concessione da parte del datore di lavoro, ma è un diritto che spetta a tutti. Quindi non solo non si può assolutamente vietare, ma neanche sostituire con compensi economici, in caso di rifiuto, in quanto non è monetizzabile.
Quanto dura la pausa caffè?
Non c’è una durata fissa e prestabilita, ma viene decisa dall’agenzia o dal datore di lavoro e dipende, soprattutto dal tipo di mansione svolta. Secondo la legge, un lavoratore, dovrebbe staccare per almeno dieci minuti, se l’orario lavorativo dovesse superare le sei ore quotidiane complessive. L’obiettivo principale è quello di recuperare le forze sia fisiche, che mentali. Oppure, può anche essere un’occasione per spezzare la routine o la monotonia momentanea.
In alcuni casi particolari, sono concesse delle pause più lunghe, come accade per i lavoratori domestici, i video terminalisti e i trasportatori, a cui spettano delle soste più frequenti e più lunghe, fino a trenta minuti. Le regole vengono stipulate all’inizio del contratto e se il dipendente non dovesse rispettarle, è previsto persino il licenziamento. Naturalmente, questo provvedimento estremo, viene preso in considerazione, qualora venisse riscontrato un abuso della sua posizione e le uscite dall’ufficio risultassero frequenti ed inefficaci ai fini lavorativi.
Quando deve avvenire?
Anche in questo caso, non è deciso nulla. In base alle esigenze lavorative si stabilisce un orario indicativo, che può variare, a seconda delle giornate, che richiedono più o meno impegno. Qualora l’orario lavorativo fosse continuato, la pausa caffè potrebbe coincidere con la pausa pranzo, aumentandone, così, la durata.


Il lavoratore può esimersi dalla pausa caffè?
No. La pausa è un diritto di ciascun lavoratore.
La scelta di approvarla all’unanimità in ambito legislativo non è stata casuale, ma è stata ritenuta necessaria, al fine di migliorare le prestazioni degli impiegati in ambito lavorativo.
Chiaramente, non c’è nessuna regola che obbliga l’impiegato a prendere necessariamente un caffè o ad uscire dall’ufficio. Il tempo può essere sfruttato come meglio si crede, ma dovrebbe rappresentare un momento di inattività, in cui potersi rilassare e ricaricare per affrontare nuovi incarichi.
Come tale, dunque, non può essere in alcun modo retribuita in denaro, qualora il dipendente decidesse di non usufruire di tale opportunità, nè sostituita con altri tipi di impieghi.